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L'Intelligenza Ibrida: Uomo e AI nella Fabbrica del Futuro

Esploriamo come l'Intelligenza Artificiale stia ridefinendo l'industria, trasformando dati complessi in conoscenza condivisa e accessibile. Scoprite il modello di "intelligenza ibrida" dove l'IA agisce come un potente alleato, potenziando le capacità umane anziché sostituirle, al centro della fabbrica del futuro.

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L'Intelligenza Ibrida: Uomo e AI nella Fabbrica del Futuro

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A: Oggi parliamo di un tema che ci porta dritti nel cuore della fabbrica del futuro, un luogo dove l'Intelligenza Artificiale sta ridefinendo ogni cosa. Siamo stati all'evento 'Re-BrAIn', ospitato da E80 Group a Viano, nella cosiddetta 'valle della meccatronica' in provincia di Reggio Emilia.

B: E immagino che, vista l'ambientazione, non si sia parlato della solita IA. Qual era il taglio specifico di questo incontro, il tema centrale?

A: Assolutamente no. Il fulcro era ripensare l'IA non come un semplice strumento tecnologico, ma come una vera e propria leva per la conoscenza condivisa. Gabriele Grassi, il Digital Innovation & Communication Director di E80 Group, ha spiegato come, in un mercato in forte crescita come l'intralogistica, sia diventato cruciale affrontare un problema storico: la difficoltà nella trasmissione del sapere.

B: Capisco. Un'azienda con cantieri globali e progetti di lunga durata, come E80 Group, genera una quantità pazzesca di informazioni. Ma quali sono le implicazioni pratiche di questa difficoltà nella trasmissione?

A: Paolo Morellini, il CIO di E80 Group, ha proprio sottolineato come i loro cantieri durino mesi, con tecnici che lavorano da lontano. Accadono imprevisti, si generano soluzioni ad hoc, e questa conoscenza resta spesso frammentata. L'idea è: come facciamo a rendere questo sapere diffuso, accessibile a tutti e in tempo reale, per migliorare efficienza e innovazione?

A: E qui entra in gioco Luca Mondini, il Digital Transformation Specialist di E80 Group. Lui ha raccontato un esperimento pratico davvero illuminante.

B: Un esperimento? Per affrontare questo caos di informazioni destrutturate di cui parlavamo prima?

A: Esatto! L'obiettivo era proprio quello: recuperare e poi organizzare un flusso enorme di dati, video, contratti... tutto, indiscriminatamente. La prima fase è stata proprio questa: raccogliere qualsiasi documento aziendale, senza filtri. Poi, nella seconda fase, hanno dato in pasto questo archivio immenso a un 'servizio cognitivo' basato sull'Intelligenza Artificiale.

B: E immagino che da lì sia emerso il famoso 'grafo della conoscenza', giusto? Una sorta di mappa... ma se le informazioni erano così eterogenee, era subito utile o mancava qualcosa?

A: Ottima domanda, perché è qui che sta il punto cruciale. Il grafo era una mappa, sì, ma inizialmente poco significativa. La terza fase è stata fondamentale: hanno dovuto 'insegnare' al software chi sono, come lavorano, il loro contesto. Solo fornendo questa chiave di lettura, la mappa è diventata davvero utile e parlante.

B: Quindi l'IA ha bisogno di capire il 'mondo' dell'azienda per dare senso ai dati. E questo, immagino, riporta in auge il linguaggio, quello naturale...

A: Precisamente. Mondini ha sottolineato come l'IA generativa stia riaffermando la centralità del linguaggio naturale. Non si tratta più di una sequenza di azioni, ma di un'intenzione. Tu 'parli' con la macchina, e lei capisce cosa vuoi ottenere, non solo il comando specifico. È un cambio di paradigma.

A: Quindi, da tutto questo, emerge un concetto fondamentale: l'Intelligenza Artificiale non è un sostituto dell'uomo, ma un alleato, quasi uno 'sparring partner'.

B: Un alleato che, però, ha dei limiti intrinseci, giusto? Penso all'assenza di coscienza, di emozioni... aspetti tipicamente umani.

A: Esatto. L'IA è priva di coscienza ed emozioni. È proprio su questo che si costruisce la visione futura: un 'sistema ibrido' dove l'intelligenza umana rimane centrale, come sottolinea Alessandro Ruberti di IMA Digital. Le macchine diventano sempre più complesse, ma l'uomo resta al centro di questa intelligenza ibrida.

B: Emerge anche l'idea che la vera innovazione industriale sia far parlare le macchine tra loro, non solo l'uomo con la macchina.

A: Proprio così. E David Bevilacqua di Ammagamma aggiunge un tassello importantissimo: per liberare tutto il potenziale dell'IA, dobbiamo unire matematica e statistica con le competenze e la visione più ampie delle scienze umane.

B: Una sinergia necessaria. Mi fa pensare... Gabriele Grassi di E80 Group ha usato un'analogia perfetta, quella dei potenziamenti di Super Mario.

A: Sì, l'IA è come i funghi o le stelle in Super Mario: ti potenziano, ti aiutano a raggiungere nuovi traguardi, ma non sostituiscono mai il giocatore. Sei tu, l'uomo, a guidare il percorso.

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